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Cenni Storici

L'insediamento abitativo nel sito di Modica risale alla preistoria della Sicilia, nel periodo eneolitico, dal 3.200 al 2.200 a.C. In pieno centro storico, al quartiere della Vignazza, si conserva una piccola necropoli con una trentina di tombe " a forno ", risalenti al 2.200 a.C., e da collegarsi col soprastante pianoro, dove erano le prime capanne del sito di Modica. La città, che i Greci chiamarono Mòtuka, ed i Romani Mothyca, Mutyce e infine Mutica, risale dunque al XXIII secolo a.C., e fu abitata dai Siculi. Secondo quanto affermano Ellanico e Filisto, i Siculi l'avevano fondata 80 anni prima della guerra di Troia, nel 1360 a.C., dandole il nome di Mùrika (ancor'oggi nella parlata locale i residenti si dicono muricàni ). Lo storico greco Tucidide (460-404 a.C.) invece è dell'opinione che le città sicule della Sicilia orientale risalgano a 300 anni prima delle invasioni elleniche, quindi a poco prima del 1000 a.C. Gli insediamenti di Cava d'Ispica e Pantalica o il ritrovamento nella Grotta del Salto di un deposito di bronzi dell'XI secolo a.C., che sono visibili nel Museo Etnografico L. Pigorini di Roma, sono testimonianza del carattere degli insediamenti del tempo nell'area circostante. L'area compresa tra le attuali Modica, Ragusa (Hybla Heraia) ed Ispica (Cava Ispica) divenne rifugio delle popolazioni sicule respinte dalle zone costiere in seguito all'avanzata delle colonie doriche e la fondazione delle sub-colonie siracusane di Kasmenai, Akrillai, Kamarina e poi Kaukana. La città subì anche influssi Fenici, non potendosi escludere un piccolo insediamento di questo popolo di commercianti anche in una città non costiera, come Modica. Nel periodo romano imperiale e nel periodo bizantino l'altopiano modicano brulicava di piccoli villaggi e di isolate fattorie, molte delle quali già esistenti nel periodo greco, e di cui molti resti, anche di tipo megalitico, furono rinvenuti alla fine dell'Ottocento dall'occhio attento dell'archeologo Paolo Orsi. La storiografia ci ha lasciato solo lunghi secoli di silenzio, colmati in parte dalle testimonianze archeologiche e dalle epigrafi funerarie rinvenute nelle necropoli all'interno e attorno all'abitato di Modica e di Cava Ispica. Risalgono infatti al periodo bizantino i ruderi della Chiesa di San Pancrazio (VIII-IX secolo d.C.), nei pressi di Cava Ispica. Divenuta una roccaforte bizantina, Modica fu in seguito espugnata dagli Arabi, nell'844 - 845, dopo un breve assedio. La " Cronaca di Cambridge " riporta appunto nell'anno 6353 del calendario bizantino la conquista delle Rocche di Mudiqah. Durante il periodo della dominazione araba, e fino al XIV-XV secolo, la città veniva citata nei documenti ufficiali col nome di Mohac, pur mantenendo l'originale suo nome nella parlata dialettale (e nei documenti pontifici). Poi, prendendo lentamente il sopravvento, come lingua ufficiale del Regno di Sicilia, parallela al latino, la parlata italiana, la denominazione del periodo arabo-normanno andò a scomparire. Modica comincia a divenire centro di vitale importanza per il futuro sviluppo della zona con l'arrivo dei Normanni, nel 1090. Nel 1099, il papa Urbano II nominò il normanno Ruggero d'Altavilla Gran Conte di Sicilia e Calabria, e questi costituì in feudo la città assegnandola a Gualtiero I de Mohac come premio per i suoi servigi. In seguito il feudo fu assegnato a Goffredo, Rinaldo, Aquino e per ultimo a Gualtieri II de Mohac. Quando, nel 1270, la Sicilia cadde in mano degli Angioini, Modica fu coinvolta nei Vespri Siciliani il 5 aprile 1282 e la sommossa fu guidata da Federico Mosca; i modicani, cacciando i francesi dalla città, nominarono Federico Mosca governatore della città. In segno di ringraziamento Pietro I, lo confermò nella sua investitura popolare, e lo nominò Comes Mohac (Conte di Modica), mettendodolo a capo del territorio costituito dagli attuali comuni di Modica, Scicli e Pozzallo. La Contea di Modica, come entità plurifeudale autonoma, nacque il 25 marzo 1296, quando Federico II d'Aragona, proclamato Re di Sicilia a gennaio dello stesso anno dal parlamento regionale riunito nel Castello Ursino di Catania, conferì il diploma di concessione a Manfredi Chiaramonte, come Conte di Modica e Signore di Ragusa, Caccamo, Scicli, Gulfi, Pozzallo e Spaccaforno. Nel bando si leggeva: «Por gracia de Dios, dicta investitura sarà festejada y resa publica dintra el Duomu de S. Giorgiu de la Ciudàd de Mohac, con cuncursu de nobili, signuri et curtigiani. E tutti li genti di lu Cuntadu de Mohac et li rimanenti, vicini o luntani, di tutta la terra di Sichilia, Noi, Frédérique II, ordinamu chi currunu fistanti pi la gloria di lu novu Comes Manfredi et di la Condea de Mohac». La Contea di Modica per circa 500 anni divenne il più grande, ricco e potente stato feudale dell'isola e del meridione d'Italia, e in più di un'occasione si oppose con successo anche alla volontà dei regnanti. Nel XIV sec., per la Sicilia, la figura del Conte di Modica coincideva, di fatto, con quella di Viceré del Regno, essendo il conte, nella scala gerarchica, la prima figura dopo il Re stesso che lo aveva nominato, ed essendo i Chiaramonte, che a Palermo avevano il loro Castello, considerati dei pari del Re; ciò anche in virtù del fatto che il casato dei Chiaramonte discendeva da Carlo Magno. Fino alla condanna a morte nel 1392 dell'ultimo conte, Andrea, tutti e otto i Chiaramonte che si succedettero nella Contea di Modica ebbero la carica di Ammiraglio, Gran Giustiziere e Ministro (Siniscalco) del Regno, e di fatto erano i Vicari del Re di Sicilia. Manfredi III Chiaramonte, conte di Modica, di Malta e Gozo, per qualche tempo fu governatore di Messina, e per disposizione testamentaria alla morte di Federico IV di Aragona, che lasciava erede la minorenne figlia Maria, fu anche uno dei quattro Vicari reggenti il Regno di Sicilia nel 1377. Martino di Montblanc, nel 1392 divenne re di Sicilia sposando Maria, la figlia di Federico, e prese il nome di Martino I. Bernardo Cabrera, il condottiero catalano che era stato decisivo per la conquista del Regno di Sicilia in suo nome, ne ebbe in ricompensa il titolo di Conte di Modica, Ammiraglio del Regno, Giustiziere di Palermo e Gran Giustiziere del Regno di Sicilia. Re Martino I venne a trovare il suo fedele condottiero nel 1401 a Modica, dove il conte lo ospitò nelle stanze dello stesso Castello, che nel 1366 aveva ospitato Re Federico IV d'Aragona, quando in Contea era signore Matteo Chiaramonte. Col Conte Bernardo Cabrera Modica diviene sede, indipendente dalla Regia Magna Curia di Palermo, di una Curia di Appello non solo per le prime ma anche per le seconde appellazioni, che neppure la città di Palermo aveva: il Giudice delle seconde appellazioni era un privilegio in Sicilia riservato solo al Conte di Modica ed all'Arcivescovo di Monreale; tutte le altre città per il secondo appello dovevano ricorrere alla Regia Magna Curia. La comunità ebraica di Modica, installata del quartiere di Cartidduni era una delle più fiorenti della Sicilia. In seguito ai movimenti di predicatori venuti spesso dal nord Italia, e al diffuso sentimento antisemita che si andava sviluppando, nel 1474 la comunità ebraica fu vittima di un massacro perpetrato dalla popolazione nel giorno dell'Assunta e in cui morirono circa 360 persone. Questo episodio fu certamente uno dei più bui della storia della città. Col matrimonio, nel 1481, fra la contessa Anna Cabrera e l'Almirante don Federico Enriquez, primo cugino di Ferdinando il Cattolico, Re di Spagna e di Sicilia, ha inizio il possesso della Contea da parte della famiglia Enriquez-Cabrera. I conti di tale famiglia furono molto potenti in quanto "pari" dei sovrani di Spagna, con cui erano imparentati; il loro titolo di Conte di Modica era accompagnato da quello di Almirante di Castiglia. Dunque la Contea di Modica passò agli Enriquez-Cabrera, grazie al matrimonio di Federico Enriquez con Anna Cabrera, contessa di Modica in quanto figlia di Giovanni I Cabrera, e sorella di Giovanni II, detto Giannotto, morto prematuramente senza eredi. Le nozze furono celebrate nella Chiesa di Santa Maria del Gesù in Modica, fatta costruire per l'occasione nel breve giro di 3 anni. I coniugi abitarono nel Castello di Modica, come deciso dalla madre di Anna e scritto nei capitoli matrimoniali firmati dal Re di Spagna, fino alla morte di Giovanna Ximenes de Foix, contessa madre, avvenuta nel 1484. Giovanni Alfonso Enriquez, conte di Modica dal 1617 al 1647, in seguito ed in virtù della vittoria militare, nel 1638 a Fontarabia (oggi Hondarribia, in Spagna), riportata al comando delle truppe spagnole contro l'esercito francese capitanato da Luigi II, Principe di Condé, nel 1641 fu nominato Viceré di Sicilia e in seguito, dal 1644 al 1646, Viceré del Regno di Napoli. Nel 1631 a Modica viene conferito il titolo di Città, grazie ad un Decreto del Viceré Albuquerque, del 12 febbraio di quell'anno. Fu proprio nel periodo di massimo splendore della Contea, nel 1554, che un discendente della nobile famiglia dei Principi sovrani di Monaco, i Grimaldi, pose la sua residenza a Modica: era Agostino Grimaldi, figlio di un Francesco della linea dei Grimaldi detta dei Cavalleroni di Genova, città da cui prese origine la nobile stirpe. Questo Agostino diede origine ad una lunga linea di eredi, che rimase a Modica fino al 1918, quando morì, senza lasciare eredi, Giovan Pietro Grimaldi, fisico, che fu prima titolare della Cattedra di Fisica dell'Università degli Studi di Catania e poi per due mandati Magnifico Rettore dello stesso Ateneo (1905-1908). Della famiglia dei Grimaldi di Modica, ebbe fama grande un altro Agostino Grimaldi, pronipote del primo, che, nato nel 1639 (da don Giovanni, barone di San Giovanni e Randello), nel 1658 entrò a far parte dell'ordine dei Cavalieri di Malta, allora sovrano dell'omonima isola e in lotta contro il predominio turco nel Mediterraneo. Tutta l'area della Contea di Modica venne pesantemente coinvolta nel Terremoto del Val di Noto dell'11 gennaio 1693, in cui intere città e castelli vennero abbattuti e rasi al suolo. Il sisma, di magnitudo X/XI gradi Mercalli, pari a 7.4 della scala Richter, provocò a Modica circa 3.400 vittime (su 18.203 abitanti). Nel 1713 la popolazione di Modica era di 18.975 abitanti (terza città di Sicilia per abitanti!), Ragusa contava 8.863 anime, Scicli 8.886. Nonostante il terremoto, Modica restava un punto di attrazione della Sicilia Sud-Est, se si pensa che la popolazione di Catania nel 1713 era di solo 14.000 abitanti, a seguito dei morti causati dall'eruzione dell'Etna del 1669 e dal terremoto del 1693 (quasi 12.000 vittime per il terremoto, su 19.000 abitanti). Gran dibattito e controversie ci furono per stabilire se ricostruire su altro sito o riedificare partendo da ciò che era rimasto in piedi, alla fine ebbe la meglio il parere del capitolo della vecchia Matrice San Giorgio, appoggiata dalle nobili famiglie dei Grimaldi, Tommasi Rosso e Lorefice, e Modica rimase dov'era sin dalla preistoria, e dove l'aveva trovata Cicerone diciotto secoli prima, conservando all'interno del nuovo tessuto barocco i sopravvissuti gioielli architettonici del suo glorioso periodo chiaramontano e catalano. La ricostruzione a Modica fu rapida e senza risparmio di forze, per cui la capitale della Contea risorse ancora più bella. Si pensi che solo tre anni dopo, il Duomo di San Giorgio era aperto alle funzioni liturgiche, mentre già nel 1704, a soli undici anni dal terremoto, tutte le chiese di Modica risultavano agibili. Modica non era stata rasa al suolo completamente, come invece gran parte delle altre città del sud-est della Sicilia, spesso ricostruite in altro sito, vedi Giarratana, Monterosso Almo, Noto, Avola o Grammichele. Gli edifici e le chiese danneggiati risorsero presto, resi ancora più appariscenti ed esteticamente sfarzosi dal trionfo dello stile architettonico dell'epoca, il barocco fiorito, per usare la definizione che viene data al tardo barocco presente in maniera omogenea in tutte le città del Val di Noto, inserite per questo motivo nel 2002 nella lista dei siti Patrimonio dell'Umanità, sotto la tutela dell'UNESCO.
Fonte: Wikipedia
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